Nel 2011, in una scena rap che ancora stava andando consolidificandosi, nacque il progetto Troupe D'Elite, un gruppo formato da Ghali Foh (che prima ancora si faceva chiamare Fobia, ora, più semplicemente, Ghali), Er Nyah (ora Ernia), Maite, Fonzi Beat e, dietro le quinte, un giovanissimo Charlie Charles. Lo scopo del collettivo era chiaro: portare in Italia lo stile di vestiario e l'attitudine tipica dei rapper americani più aggressivi e appariscenti. Il collettivo si fece presto notare da Guè Pequeno e Dj Harsh, che decisero di metterli sotto contratto per la Tanta Roba Label (tutt'ora attiva, ma che non vede più Guè in alcuna veste e con Dj Harsh che gestisce solo Gemitaiz e MadMan), per farli crescere, intravedendo nel loro stile il futuro per il rap italiano. Ai tempi però fecero un errore di valutazione. I Troupe D'Elite, nonostante fossero stimati da alcuni rapper, come Ensi e Fedez (al tempo ancora nel mondo del rap), ricevettero critiche praticamente da qualunque parte, tanto da essere "banditi" da molti posti. "Ghali era diventato "Ghali no" ovunque" ha recentemente detto l'artista a Max Brigante durante un'intervista a Radio 105. Si tentò di rimediare in qualche modo. Così un Ghali ancora diciottenne accompagnò nel "Ragazzo d'oro Tour" Guè Pequeno e nel "Mio primo tour da venduto" Fedez. Però nemmeno l'esposizione data da due artisti del mainstream permise ai Troupe D'Elite di andare a oltre alla marea di critiche leggibili sotto i loro pezzi e in tutto l'internet. Pionieri dell'ormai arcinoto "swag" che ora va di moda, i Troupe alla fine si sciolsero e tutti gli artisti per diversi anni sparirono, anche per motivi contrattuali, dato che essere in Tanta Roba equivaleva essere vicini alla major. Ecco quindi che pensare che nel 2017 Ghali sia il rapper più forte della nuova scena fa quasi sorridere e anche il fatto che Ernia ci stia dando giù pesante sembra quasi uno scherzo del destino (il suo ultimo progetto "Come Uccidere Un Usignolo", che ancora non è un disco tradizionale, è molto interessante e dimostra come anche lui stia trovando la sua strada.)

i Troupe D'Elite con Don Joe e Dj Harsh. Fonte: http://www.hiphoprec.com/

Ghali, dopo aver cercato lavoro per un periodo e aver ripreso a studiare, decise che nella musica poteva ancora dire qualcosa e nel 2014 tornò con un singolo, ovvero "Come Milano", rifacimento di un pezzo pensato con i Troupe D'Elite, con al suo fianco il solo Charlie Charles. I numeri e la critica furono molto diversi rispetto all'ormai defunto progetto del collettivo e quindi il rapper italo-tunisino continuò a sperimentare nuovi suoni, facendo uscire nuovi singoli ogni tot. mesi, fino a trovare la sua dimensione su delle basi che ricordano un po' la trap americana. Con "Dende" nel 2016 esplode definitivamente: numeri da capogiro e il nome "Ghali" inizia a tornare sulla bocca di tutti, anche nel mainstream. Esce poi "Wily Wily", che conferma definitivamente una cosa: l'ex Fobia ha trovato la sua chiave di lettura. Un rap esotico, che prevede l'uso di più lingue e quasi cantato, con rime "a blocchi" che rendono semplice parlare di argomenti intricati nel poco tempo messo a disposizione da una canzone. Siamo però ancora solo a dei "semplici" video su YouTube, anche se con "Wily Wily" Ghali finisce persino in TV, a "Quelli Che il Calcio", grazie alla grande stima che Nicola Savino, da tanto tempo sostenitore del rap italiano, ha di lui. È il momento per l'artista di fare il balzo successivo. Fonda la STO Records (che prende il nome dalla sua sporca tipica, che usa in quasi in ogni pezzo), nasce il progetto STO Magazine e lancia il primo singolo su Spotify, ovvero "Ninna Nanna", che frantuma tutti i numeri immaginabili, diventando disco d'oro in due settimane e facendo milionate di views su YouTube. Adesso però la domanda che tutti fanno al rapper è la stessa: "Ma l'album quando esce?". Alla domanda Ghali cerca di rispondere sempre in modo elusivo, forse perchè lui stesso sa di dover fare un gran lavoro per evitare di far crollare tutto ciò che è arrivato in questi tre anni. Ci mette un bel po', fa dei mezzi annunci, ma alla fine il suo disco effettivamente esce, il 26 maggio, e si intitola "Album", idea semplice, ma geniale, dato che la domanda fatta da tutti era sul fatidico "Album". Ghali lo ha definito nel video di presentazione la sua laurea e, musicalmente parlando, non si può dire assolutamente il contrario. Già dalla copertina, dove Ghali ha deciso di mettere tutto il suo mondo, si può capire la complessità del personaggio e anche la devozione verso una star come Michael Jackson (più volte confermata dall'artista), dato che l'idea, sviluppata da Ozmo, richiama gli album "Michael" e "Dangerous".

Il disco

Tutto l'"Album" è stato prodotto da Charlie Charles, quindi il tappeto musicale è tutto opera sua e non ci sono featuring, è praticamente il biglietto da visita di Ghali. Spesso il ragazzo è stato etichettato come "trapper", parola fittizia per i rapper che cantano su basi tendenti alla trap. In questo disco però si può sentire un' evoluzione musicale, che rende Ghali definitivamente un artista a trecentosessantagradi. La partenza però non può che essere tendente al genere che lo ha rilanciato. La prima traccia è "Ninna Nanna". Abbastanza scontato il ritornello, meno tutto il resto. Il pezzo è la ninna nanna che Ghali dedica alla mamma, mettendoci dentro tutti i suoi riferimenti culturali e anche buona parte della sua vita:"Io volevo giocare a basket/ Sto sbuffando Casper/ Spero non passino i Ghostbuster/ Quanto mi manca il Blockbuster". Dopo la sua vita, un'autocelebrazione del successo ottenuto. In "Ricchi Dentro" Ghali vuole dire un po' a tutti "visto che in fondo in fondo il talento c'era e ci so fare con la musica?", su una base che non può non essere allegra, dato che il rapper qui si autoafferma: "Papà come mi diverto/ È tanto che non ti sento/ Mamma, dai, sincera ti aspettavi tutto questo?/ Eravam già ricchi dentro/ Mio dio che bello dirti "Te l'avevo detto!". Ghali però ha sempre avuto un'ammirazione per il mondo femminile, raffinatasi col tempo e cristallizzata con l'amore per la madre, ricordata in quasi tutti i pezzi. Proprio d'amore è la terza traccia, ovvero "Habibi", su una base con una nota di esoticità. Il termine in arabo è al maschile, ma è evidente come il rapper qui voglia parlare della sua "adorazione" per l'altro sesso, anche se il riferimento potrebbe anche essere ad un amico molto stretto (ma ascoltando le rime sembra difficile, dato che parla sempre ad una "lei"): "Quando torno tardi tu sei la mia scusa/ Tu sei il mio rifugio se 'sta porta è chiusa". Dopo tre pezzi sostanzialmente felici, è già però tempo di piangere per Ghali, che intitola abbastanza chiaramente la quarta traccia "Lacrime". Nella prima strofa del pezzo guarda molto in là, parlando già ad un ipotetico figlio, ma sostanzialmente vuol essere consolatorio, sia per la sua futura prole, per un'ipotetica ragazza da lasciare e anche per se stesso. Presente nella base il pianoforte, strumento sicuramente inusuale per un rapper (anche se Dargen D'Amico ci ha fatto un'intero disco) per dare al pezzo un'atmosfera uggiosa:"Oggi brilli come luce ormai le ferite son chiuse/ So che questo mondo ti illude/ L'umore fa montagne russe/ Non voglio sentire bugie/ Chiedi scusa, no scuse/ Se piangi sprechi cartucce". Neanche il tempo di finire la canzone e di restare troppo a rimuginare tristemente, che Ghali spara "Happy Days", primo singolo post uscita dell'album con tantissimi richiami agli anni '70/'80, a partire dal titolo. Nel video poi l'artista vuole richiamare lo stile del suo mito Michael Jackson, ricordando per movenze, stile e anche modo di stare sulla base il Pharrell di "Happy". Sicuramente è un pezzo che porta una grande ondata di allegria in chiunque lo ascolti, con quel pizzico di autocelebrazione (già ampiamente esplorata in "Ricchi Dentro"), specie in chi viene da un fallimento su vasta scala:"Triplo del tuo cachet ma no foto/ Io con la tua gang, nah, non fotto/ Non distrarmi sto guardando il vuoto".

Ghali. Fonte: ​ Ghali. Fonte: http://www.lasicilia.it/ ​

Traccia sei: "Milano". Pezzo sulla metropoli? Sì e no. Il richiamo è ad un vecchio pezzo fatto con i Troupe D'Elite, l'unico tenuto su YouTube dall'artista, eliminando però qualsiasi riferimento al gruppo. Anche qui presenti riferimenti al mondo del femminile, ma il pezzo sembra essere molto nostalgico, con Ghali che parla di cose passate in modo generico, ma avendo ben in testa probabilmente cosa ha fatto scaturire questa nostalgia. Sembrano infatti chiari i riferimenti al vecchio gruppo e a Fedez, con cui ha girato per diverso tempo una volta arrivato a Milano, ma con cui poi ha tagliato qualsiasi ponte: "Alcuni sono andati via/ Perché doveva andar così/ Ma io non me la prendo mica/ Ho bisogno di privacy." Arriva poi un gran pezzo, intitolato "Ora d'Aria"... che però non c'entra nulla con il resto delle tracce. La canzone è molto forte, come ha detto Ghali nella sua intervista per STO Magazine "si sente proprio il pugno in questo pezzo" ed effettivamente è una traccia molto carica, ma stona completamente con il resto della tracklist, che disegna atmosfere ben precise e che, pur nella loro diversità, si concatenano con riferimenti in comune, anche minimi. Forse proprio per questo il rapper ha intitolato il pezzo "Ora d'Aria", perchè vuole essere qualcosa che fa staccare per un attimo totalmente dagli altri argomenti del disco, ma non sempre spezzare così brutalmente il ritmo dell'album si rivela una scelta azzeccata. Ghali sforna comunque un gran bel pezzo e chi riesce a restare concentrato e a seguire il flusso anche successivamente a questa canzone è in grado probabilmente di cogliere tutte le sfumature di quest'"Album". La presa di fiato che l'artista prende alla fine del pezzo è un segnale ben chiaro sul fatto che voglia essere uno sfogo che però esce completamente dallo schema disegnato dal resto dell'album. Ghali è oriundo, metà italiano e metà tunisino. Unisce quindi in sè due culture e questo non poteva essere non racchiuso in un pezzo. Nasce così "Pizza Kebab", dove l'artista sfurtta un beat allucinogeno (e allucinante) di Charlie per fare un pezzo quasi urlato, in cui vengono mescolati tantissimi riferimenti, da Dragon Ball (anime) ai Pokemon (mondo immaginario creato sempre dai giapponesi), passando per Mowgli e Madre Teresa di Calcutta. È il secondo singolo che preannuncia l'album e c'è tutto, un po' come nella copertina:"Frate' cosa cerchi trovi kolchy/ Colpi di tosse, alfabeto Morse/ Danse, danse, ch7am su cosce grosse/ Sale il flus e compro Ferrero Rocher". Il mondo del femminile continua ad essere centrale nel disco, che forse ci permette, oltre che conoscere anche il mondo di Ghali, anche quelle che sono un po' le sue "fissazioni". "Libertè" è un pezzo riferito specificatamente ad una ragazza:"Ci credi baby che da casa mia si sente/ Che sei triste, oggi non hai voglia di niente/ Ma voglio che tu sappia che io ci sarò sempre/ Ti vengo a prendere in macchina anche senza patente." Sicuramente la scelta di puntare così tanto sull'altro sesso può essere anche una scelta commerciale, dato che sempre più la musica è fruita dai giovanissimi, ma c'è sicuramente molta genuinità nel modo di trattare l'argomento da parte di Ghali. Un rapper però non può non parlare del quartiere da dove viene. Anzichè mettere un riferimento trasparente, come Sfera Ebbasta con "Ciny" (Cinisello) o Vegas Jones con "Chic Nisello" (sempre Cinisello Balsamo), l'artista decide di racchiudere il mondo da cui proviene in "Boulevard", mettendo metaforicamente vicino la sua zona, ovvero quella di Baggio, a quella dei Boulevard, famosi in particolare in Francia. L'idea nasce probabilmente già da "Dende", in cui Ghali parla proprio di "Baggio Boulevard": "Ahh/ Avvisa le autorità/ C'è una nuova superstar/ Welcome nel gran boulevard, boulevard".

Charlie Charles. Fonte: http://www.lastampa.it

Nella conclusione Ghali risponde anche ad una delle domande tipiche che gli vengono fatte, ovvero se abbia paura che tutto questo parlare di lui e il successo svaniscano. La risposta è affermativa e "Vida" è proprio la sintesi del pensiero del rapper sull'argomento. Nel pezzo l'artista mischia l'allegria di una festa in discoteca con la paura che il clima festaiolo finisca all'improvviso. Questo viene favorito da quella che forse è la miglior prova sulla base di Charlie Charles, che mischia i suoni creando qualcosa di forse mai sentito (ovviamente in Italia, all'estero la sperimentazione musicale ha molto più spazio). Questo mix di fattori crea un pezzo che prende veramente tanto, fa muovere il collo, ha ritmo. "Ho paura che finisca la festa/ Che finisca il cocktail/ Che la fumera esca/ Che finisca a botte". Per chiudere l'"Album" Ghali decide di fare un ulteriore riassunto della sua vita artistica, comprendendo però già il suo primo disco nelle rime, parla infatti di "Happy Days", che lo porta in radio, di "Boulevard", che è talmente forte da fargli pagare il notaio. Successo, fallimento e vita di tutti i giorni nello stesso pezzo: "E quante cose cambiano /Le compagnie si sfaldano/ Le interviste chiamano e i fan cantano in arabo (il ritornello di Wily Wily è in arabo e i fan sotto il palco lo cantano)". Il pezzo è quasi cantato, volendo andare a mostrare la propria bravura anche su una traccia che ricorda un po' di più le sonorità tipiche italiane e lo stile più "pop".

Voto finale 8: "Album" è la perfetta sintesi del nuovo Ghali. Più maturo, più consapevole dei propri mezzi e di come trattare certi argomenti in Italia, dopo il fallimento Troupe D'Elite, che ha insegnato sicuramente tantissimo sia a lui che a Charlie. Il produttore mette infatti in mostra tutta la sua bravura, creando un'atmosfera musicale omogenea per permettere a Ghali di tirar fuori tutto il suo mondo, con l'unica eccezione di "Ora d'Aria", che ci sta, ma stona con il resto dell'immaginario. Ghali poi sperimenta tutto, mette dentro più lingue oltre all'italiano, mette in mostra di essere bravo sia sulla trap, che ha fatto per lui da trampolino per il rilancio, ma anche su cose più classiche o addirittura cantate, come "Oggi No". Un disco che non si può etichettare come completamente rap, ma che spazia anche in altre cose, mettendo chiaramente in mostra come Ghali possa essere la miglior sintesi possibile tra musica italiana e rap, argomento particolarmente scottante e che è diventato bollente con il passaggio di J-Ax e Fedez alla musica leggera.

Traccia top - "Vida": In questo pezzo sia Charlie che Ghali mettono in mostra probabilmente le loro skill migliori. Il produttore crea un beat che ha un ritmo estremamente coinvolgente, creando proprio negli occhi e nelle orecchie dell'ascoltatore la festa di cui vuole parlare Ghali. Dall'altro lato il rapper rende perfettamente sia la bellezza del successo che la grande paura che tutto possa finire all'improvviso, mantenendo sempre alta l'attenzione dell'ascoltatore. Probabilmente non a caso è stato messo alla fine della tracklist, in un mondo dove gli ascoltatori tendono sempre più a skippare i pezzi o addirittura evitano di ascoltare le ultime tracce, perchè vogliono già passare ad altro.

Traccia flop - "Ora d'Aria": Non si può parlare di vero e proprio fallimento, perchè il pezzo è molto ben fatto, il "pugno" della base si sente e l'incazzatura di Ghali emerge senza freni. Il fatto è che con il flusso del disco sembra centrare ben poco, spiazzando magari l'ascoltatore meno attento. Mentre "Vida" è fatta per mantenere la concentrazione alta, "Ora d'Aria" sembra quasi un invito all'evasione, ma evadere dal disco a Ghali non gioverebbe.

Tracklist

1) Ninna Nanna
2) Ricchi Dentro
3) Habibi
4) Lacrime
5) Happy Days
6) Milano
7) Ora D’Aria
8) Pizza Kebab
9) Liberté
10) Boulevard
11) Vida
12) Oggi No