Gianbattista Vico parlò di corsi e ricorsi storici. Più volte emersero sentimenti di: antisionismo, antigiudaismo, antiebraismo, che provocarono numerosi massacri e pogrom. Uno di questi fu l'Olocausto, ideato ed attuato con estrema ferocia dalla Germania nazista. La colpa di tante vittime innocenti fu quella di essere Ebrei. Non bastò a salvarsi neppure essere un grande allenatore di calcio e chiamarsi Arpad Weisz.
Il libro di Matteo Marani, giornalista e direttore del Guerin Sportivo, "Dallo scudetto ad Auschwitz", aiuta a ricostruire la storia di questa figura colpevolmente dimenticata e ignorata. Arpad Weisz da Solt, Ungheria, 100 km di distanza da Budapest, fu un allenatore di calcio: innnovatore, intraprendente, colto e cosmopolita. Ebbe la capacità di anticipare i tempi e guardare lontano, favorendo la trasformazione e l'evoluzione del football in senso moderno. Fu uno dei primi ad attuare il sistema WM, usato per primo dall'inglese Herbert Chapman. Arpad Weisz curò personalmente la preparazione fisica e la tattica durante gli allenamenti. Il tecnico magiaro introdusse i ritiri pre partita. Scrisse uno dei primi libri sul gioco del calcio in Italia. Fu il primo allenatore manager che si interessò della cura del calciomercato, andando a scovare nuovi giovani talenti, funzionali al suo tipo di gioco da far crescere e inserire in prima squadra. Arpad Weisz fu il primo allenatore a vincere lo scudetto nella serie A a girone unico, con l'Ambrosiana Inter nel 1929/30. Avrebbe vinto il tricolore altre 2 volte con il Bologna: nel 1935/36 e nel 1936/37. Il suo allievo Fulvio Bernardini avrebbe riportato lo scudetto nella città felsinea nel 1963/64. Weisz vinse con i rossoblu pure un torneo internazionale, disputatosi durante l'Esposizione Universale di Parigi del 1937, superando il Chelsea. La sua tranquilla vita a Bologna però terminò nel 1938 con l'entrata in vigore in Italia delle leggi razziali. Weisz e la sua famiglia furono costretti a riparare a Parigi in Francia. Lì non trovò occupazione e dovette accasarsi in Olanda al Dordrecht. Purtroppo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale si abbattè pure in terra tulipana e il destino della famiglia Weisz a quel punto fu tragicamente segnato. Arpad fu l'ultimo della sua famiglia a cedere poichè lo aiutò il suo fisico da atleta. Il tecnico magiaro fu ucciso due volte: la prima dalla Germania nazista con il suo sterminio degli Ebrei, la seconda da chi ha voluto dimenticarlo o comunque ignorare il suo contributo dato al calcio.
Matteo Marani con il suo attento e appassionato lavoro d'indagine storica oltreche giornalistica, restituisce dignità ad una figura capace di scrivere importanti pagine di storia del calcio italiano ed estero. Weisz cambiò il football, portandolo verso la modernità, anticipando le modalità odierne di intenderlo e interpretarlo.