Molti sicuramente ricorderanno un cult della commedia all'italiana in cui una scena si svolgeva così: "Fantozzi aveva preparato tutto per la serata: frittatona di cipolle, tifo indiavolato e rutto libero". Questa situazione è comune a molti appassionati di calcio e sportivi del telecomando. Come si può dare un senso a questa cosa apparentemente assurda? Cominciando ad amare la scienza attraverso lo sport, attraverso la lettura del libro di Marco Malvaldi "Le regole del gioco".

La prima regola per farlo è porsi delle domande. Perchè ad esempio un giocatore di ping pong tra i migliori del Commonwealth ha perso in malo modo alle Olimpiadi di Sidney 2000? Si scoprirà che questa è stata molto di più di una semplice giornata no, ma bisogna addirittura scomodare la psicologia cognitiva per dare una spiegazione a questo incontro. Calcoli e formule matematiche magari possono risultare incomprensibili ai più o magari tediosi ad altri. Ecco che Malvaldi riesce a tenere i lettori col fiato sospeso e poi divulgare le cose in maniera semplice, come bere un bicchier d'acqua pure a chi non fa delle materie scientifiche il proprio pane quotidiano. In molti si saranno chiesti perchè Andrea Pirlo è riuscito a calciare in un certo modo il suo calcio di punizione, chiamato "la maledetta", per via della traiettoria della palla. Nel tentare di rispondere a questa domanda scopriremo come pure il cartone animato Holly e Benji aveva un suo senso. Dick Fosbury invece nell'atletica leggera con la sua tecnica di salto in alto, ha operato la rivoluzione, che ha cambiato per sempre la storia di questa disciplina. Cambiando sport verrà data finalmente una risposta alla camminata dei tuffatori dal trampolino. Molti lettori si stupiranno nel capire che non c'entra nulla il tentare di trovare la concentrazione.

Questo libro aiuterà a diventare più esperti nelle materie scientifiche? La risposta è no. Darà un senso all'essere sportivi del telecomando e potrà essere uno stimolo ad essere curiosi, a porsi delle domande. E'obbligatorio farlo? Come diceva Erasmo da Rotterdam: "Esiste il libero arbitrio".