Ognuno di noi nella vita è stato bambino, ha ascoltato genitori oppure i nonni raccontargli le favole, viaggiando tra fantasia e sogno. Nel mondo delle fiabe alla fine trionfa sempre il bene sul male. Spostandoci in ambito sportivo, un bambino è portato a pensare che la sua squadra del cuore vincerà sempre e mai perderà, considerando i suoi beniamini come supereroi imbattibili. Questo probabilmente sarà stato il ragionamento di molti fanciulli, tifosi dell'Olimpia Milano, che con le sue vittorie ha segnato il decennio degli anni 80 nella pallacanestro italiana e internazionale. Ne parla Alessandro Ruta nel suo libro "L'impero del basket". 

Qual è stato il segreto di questa squadra così forte da sembrare quasi invincibile? La forza del collettivo. I giocatori prima che compagni di squadra erano amici, pronti a sacrificarsi l'uno per l'altro sul campo, per poi dopo andare a festeggiare assieme i successi. Dino Meneghin ad esempio era pronto a cambiare ruolo se questo serviva a facilitare l'inserimento nel quintetto base di un nuovo compagno, molto spesso proveniente dagli Usa. Negli anni 80 in questa squadra i tifosi delle Scarpette Rosse hanno potuto ammirare tra gli altri: Joe Barry Carroll, Cedric Henderson, Ken Barlow, Bob Mc Adoo. Completava l'asse con il pivot il playmaker italoamericano Mike D'Antoni, il mitico "Arsenio Lupin" per la sua capacità di rubare palloni, autentico idolo dei tifosi. Un altro pilastro di questo decennio di successi è stata la guardia Roberto "Pupuccio" Premier, capace di realizzare canestri importanti nei momenti decisivi delle partite e di non tirarsi mai indietro quando c'era da combattere. Il demiurgo, il deus ex machina dell'Olimpia è stato coach Dan Peterson, from Evanston, Illinois, Usa. Lo stesso Peterson è stato un grande motivatore, un abile psicologo, oltre che ottimo tecnico, capace di imprimere il suo marchio di fabbrica alla squadra, la zona 1-3-1. E pensare che molti nonostante avesse conquistato lo scudetto della seconda stella, lo avevano definito il "Santone dei secondi posti", per aver perso le finali tricolore del 1982/83 ed 1983/84, oltre a quella di Coppa dei Campioni (attuale Eurolega) sempre nel 1982/83. Probabilmente gli hanno offerto il destro per spingerlo a realizzare imprese memorabili che sono rimaste nella storia del basket italiano e internazionale. Erano gli anni della Milano da bere, degli Yuppies, dei paninari, i favolosi anni 80. Questa squadra è stata più forte oltre che degli avversari sul parquet, pure della "Fiocada" che nel gennaio 1985 ha distrutto il Palazzo dello Sport di San Siro. In quella struttura era arrivato lo scudetto della seconda stella, ma i tifosi non lo avevano mai amato perchè causa l'eccessiva distanza degli spalti dal campo si disperdevano i cori dedicati alla squadra. La leggenda dell'Olimpia però è continuata: al PalaLido, al PalaTrussardi (memorabile la rimonta nella Coppa dei Campioni 1986/87 sull'Aris Salonicco). Affrontare questa squadra è stato fattore di crescita pure per avversarie come la Scavolini Pesaro e Caserta, che dalle sconfitte hanno imparato gli sbagli da non ripetere per centrare il tricolore. 

Un sogno ed una squadra così non ritorneranno mai più. Probabilmente la storia dell'Olimpia Milano: Billy, Simac o Tracer non fa differenza si tramanderà ancora di generazione in generazione, venendo raccontata come una favola a chi ha perso e non riesce a dormire. E' stato un tempo glorioso per il basket italiano, che aveva un suo spazio nella Domenica Sportiva con il mitico Aldo Giordani. Imparate questa storia a memoria per custodirne il ricordo.