Francia 1988. Un bambino di 10 mesi viene portato di corsa all’ospedale; “meningite fulminante” dicono i medici, futuro incerto. Nessuno crede in lui, tranne il padre, un certo Jorge militante nel Brest proprio quell’anno.

Il bambino pian piano guarisce e 17 anni dopo esordisce con il River Plate. Quel bambino è diventato Gonzalo Higuain.

Il giovane Gonzalo cresce tra l’Argentina e la Francia giocando a pallone e segnando gol a grappoli, come se piovesse. Aveva già da allora una foga agonistica sconfinata. Inizia a militare nelle squadre dei piccoli sobborghi di Buenos Aires, ma quel calcio sta troppo stretto a uno fuori dall’ordinario come lui.

Il 27 Maggio 2005, dopo una trafila con le squadre giovanili, il Pipita debutta in prima squadra con il River all’età di 17 anni. Si avvera il sogno, o forse no. La squadra fatica a credere in lui, tanto che metà del suo cartellino viene dato al Locarno. Lui però inizia a timbrare con costanza e lo fa per 5 volte nel torneo Apertura 2006, inclusa la doppietta nel Super Classico.

L’opinione collettiva cambia e il giovane Gonzalo fa le valigie e parte per l’Europa, ma non per un Club a caso, per il Real. Il Club per eccellenza. Dirà di lui Fabio Capello: «Lo presi io al Real Madrid quando non aveva ancora venti anni, mi piacque subito. Vidi delle cassette, mi interessò immediatamente perché si muoveva molto e partecipava sempre all'azione. Higuain non è un attaccante che resta fermo in area avversaria in attesa del pallone. Appena arrivò a Madrid si mise subito a disposizione del gruppo, lavorava tantissimo per migliorare tecnicamente. Ha sempre dimostrato fiuto del goal e grande determinazione, è un calciatore importante.»

Il primo anno e mezzo è di ambientamento e anche i gol non sono tanti (9 in 67 partite) anche perché, con tutto il rispetto, la concorrenza è di ben altro tenore, c’è Raul al Real.

Il secondo anno è il trampolino di lancio che lo consacra tra i più grandi attaccanti del panorama calcistico moderno: 24 gol che diventeranno 29 l’anno successivo. Gonzalo diventa il faro con la camiseta Blanca, che vestirà per un totale di cinque anni con 121 gol in 264 partite. Mostruoso.

Florentino Perez fa acquisiti faraonici come Benzema, Kakà e Ronaldo e il Pipita non vuole essere secondo a nessuno, non vuole rivivere quel malessere desolante provato sulle sponde del “Monumental”.

“Pastori, andiamo è tempo di migrare” diceva D’Annunzio. Higuain prende alla lettera quella frase, fa le valigie per trasferirsi a Napoli per 37 milioni di euro. Napoli, che per certi versi ricorda l’Argentina. I Partenopei, orfani di Cavani, si aspettano grandi cose dal Pipita e lui non delude.

Il primo anno realizza la bellezza di 24 reti che, esattamente come a Madrid, migliora nel secondo anno portando il bottino a 29. Il secondo anno è agrodolce per lui, considerato dai Napoletani come un semi-Dio e idolatrato come Maradona ai fasti di un tempo. La città, dal punto di vista calcistico, risorge vincendo la coppa Italia e punta alla qualificazione in Champions. E’ un finale Thrilling però, perché nell’ultima giornata al San Paolo arriva la Lazio terza, distante 2 punti.

Nel primo tempo, il Napoli incassa due reti e il sogno sembra svanire. Il Pipita però non ci sta e realizza una doppietta e poi…Rigore. Prende la palla, 60.000 occhi su di lui, tira, fuori. Non si sente la rete muoversi, c’è un silenzio assordante da quelle parti, è il capolinea. La Lazio vince 4-2 e va in Champions.

Rimane un uomo solo lì sul dischetto, Higuain, ma come dice il buon De Gregori: "Non avere paura di sbagliare un calcio di rigore, non è da questi  particolari che si giudica un giocatore”. Sembra essere però arrivata la fine per Gonzalo e il Napoli..

Ma poi arriva Sarri, lo rigenera e lo considera punto di riferimento. L’inizio è da sballo, con un attacco atomico che ha Higuain come perno e terminale ultimo.

Eh sì, segna, da ieri sono 200 le marcature per lui, per uno che ha la fame del gol, per uno che ha sconfitto una meningite fulminante ancor prima di iniziare a vivere, per uno che vuole far tornare grande Napoli come un altro argentino ha fatto. Per uno che di segnare non si stancherà mai, come noi di guardarlo, ammirati.

Altri 200 di questi gol.