Che Balotelli sia un prodotto massmediatico, non è certamente la scoperta del secolo. Serviva un pizzico di realismo per intuirlo: non è un giocatore di calcio, né mai lo è stato, né tantomeno lo sarà. E smettetela con questa retorica risibile sul colore della pelle, perché il vostro è razzismo all'incontrario. Ditelo: se fosse stato bianco, pur tralasciando l'aspetto comportamentale, oggi starebbe girovagando tra i campetti impolverati delle serie cadette.
Eppure, da qui a crocifiggerlo, ce ne vuole. Soprattutto perché: a) la rappresentativa italiana che è arrivata a Brasile 2014 verrà catalogata tra le più scarse di sempre, b) la débâcle, scontata e prevedibile alla vigilia, perlomeno da parte di chi riesce a distinguere un pallone da calcio da uno da rugby, ha i suoi padri (tanti) e i suoi figli (pochi, tra cui appunto Balotelli), c) chi chiede ora, e solo ora, la sua testa è l'incoerenza fatta persona.
D'accordo, Prandelli aveva costruito un progetto tecnico su di lui, a sua immagine e somiglianza. Sbagliando. D'accordo, la parte sana della stampa lo aveva dipinto come il salvatore della patria. Sbagliando. Il punto però è un altro: cioè fingere di aver scoperto oggi, dopo anni di attesa e solamente in seguito ad una disfatta annunciata, chi è davvero Mario Balotelli.
Ma ancor più vigliacco e incoerente è stato il comportamento di chi - media, opinionisti, e soprattutto i compagni di squadra - fino ad un minuto prima lo ha incensato e idolatrato oltremodo, neanche fosse il genio della lampada o l'alter ego di Van Basten, o la reincarnazione di Napoleone, per poi trattarlo alla stregua di un cane rognoso, scaricandolo alla prima piazzola di servizio, non appena la torre di babele si è piegata su sé stessa.
Vero, Buffon? «Balotelli è accompagnato da straordinarie doti calcistiche, per noi è un vanto averlo in squadra» (19/6/2013). Vero, De Rossi? «Balotelli ha grandi qualità e le sta facendo venire fuori» (18/6/2014). Vero, Abete? «E' un ragazzo che ha grandissime qualità e capacità, e si è messo nelle condizioni giuste per fare un grande torneo» (16/6/2014). Vero, stampa assortita? «Balotelli può consacrarsi» (Gazzetta dello Sport, 17/6/2014), «Balotelli ambasciatore di una bella nazionale che sa farsi voler bene» (Corriere della Sera, 17/6/2014) e «SuperMario sa già come si fa» (ibidem, 24/6/2014), «Balotelli, l’Italia tira fuori il coraggio» (Libero, 24/6/2014), «Tutti ci invidiano Balotelli» (Repubblica, 16/6/2014).
Il risultato del day after? Fiumi di inchiostro inutili, talmente inutili da prosciugarsi in men che non si dica, e parole che fanno continuamente a cazzotti con la coerenza. In definitiva: o è un fuoriclasse, o è un brocco: consultatevi, tirate le somme e fatecelo sapere quanto prima. E, almeno stavolta, abbiate il pudore - oltre al coraggio - di dimettervi. Sì, ma da voi stessi. Perché ce lo chiediamo ogni volta che vi si legge: ma che gusto c'è ad essere più democristiani di Andreotti?
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