Luchar y animo
Luchar y animo

Il tabellone luminoso segna 55’12’’ quando Tito Vilanova manda a scaldare il numero 22 coperto dalla pettorina verde. Indossa una pettorina per non confondersi con i ventidue in campo, finendo però per diventare protagonista assoluto della serata. Mentre gli undici maestri del gotha del calcio si apprestano ad archiviare la pratica Maiorca con una manita inappuntabile, i 98.000 del Camp Nou, steward e addetti ai lavori compresi, si disinteressano del rettangolo verde e gli tributano un applauso che dura lo spazio temporale di un’eternità. Un lungo applauso, infinto, assordante. Un’ovazione in grado di emozionare persino i duri di cuore. Una standing ovation già storica, destinata a rimanere ascritta negli annali della Liga spagnola. Il tabellone luminoso indica 69’23’’. Barcellona - Maiorca, 6 aprile 2013: la terza vita di Eric-Sylvain Abidal.

QUEL NEMICO CHIAMATO TUMORE - Il calvario di Abidal ha inizio il 15 maggio 2011. Tumore al fegato, questa la diagnosi dei medici. Chissà cosa gli sarà balenato nella testa, non appena appresa la notizia. Nel peggiore dei casi, ti cade il mondo addosso, oppure finisci per sentirti al centro dell’Universo percependo il peso del vuoto cosmico attorno a te. Nel migliore dei casi, ti fai forza, indossi gli scarpini e affronti la sfida. Due giorni dopo la diagnosi, Eric viene operato. L’intervento pare aver avuto successo: torna in campo, non sono trascorsi neppure due mesi dall’operazione, disputa e vince la finale di Champions League a Wembley, il 28 maggio. Intanto il club catalano gli rinnova il contratto per altri tre anni, fino a giugno 2014.

COME SE FINISSE IMPROVVISAMENTE IL MONDO - Ma non tutto va per il verso giusto. Eric deve tornare sotto i ferri, ma questa volta per un trapianto di fegato. Queste parole racchiuse in un messaggio indirizzato al club catalano portano la firma del dottor Juan Carlos Garcia-Valdecasas. La notizia si trasforma in una mannaia pronta a cadere da un momento all’altro sul capo del terzino francese. Chiunque, in certi frangenti, avrebbe realizzato di star vivendo gli ultimi istanti della propria carriera. Chiunque si sarebbe lasciato trasportare dai continui flashback che rapinato la mente umana. Eric Abidal invece no, affronta anche quest'altra sfida che la vita gli riserva. La sua carriera è a serio rischio, ma lui continua a sfuggire all’idea di assecondare la malattia.

LA FINE DI UN INCUBO - Da una parte il chirurgo che l’ha operato: sembra essere ottimista e fiducioso per un suo ritorno sui campi da gioco. Dall'altra, le perplessità dell’ambiente catalano, alimentate dalle parole del d.s. Andoni Zubizarreta, paiono sempre più consistenti, come se i tifosi azulgrana dovessero convincersi di non potere più riabbracciare il loro beniamino. Alla sfiducia della gente e dei tifosi, Abidal risponde con lo spirito di sacrificio e la voglia di combattere fino all’ultimo respiro. Nel frattempo si rincorrono le voci di una possibile risoluzione contrattuale, contemplata da una clausola presente nel contratto. Voci né confermate né smentite dal presidente Sandro Rosell, e neppure dagli altri membri dell’organigramma societario blaugrana. Zubizarreta dichiarerà: “Le questioni contrattuali nel caso di Eric Abidal sono di importanza minima". E ancora: “Eric è sotto contratto con noi. Quello che attualmente ci preoccupa è  il suo recupero. Tutto il resto importa poco”. A distanza di pochi giorni da quelle dichiarazioni, il club inserisce il nome del giocatore nella lista Champions. All'inizio Eric fatica, poi recupera e migliora col tempo. Vuole tornare a respirare l’aria del Camp Nou. Davanti ai suoi tifosi, a chi ha creduto in lui, a chi non l’ha lasciato solo neanche per un istante, alla sua famiglia e ai suoi amici. Davanti al mondo intero.

BIENVENIDO DE NUEVO - Ecco illuminarsi il tabellone. Segna esattamente 69’23’’. Fuori il numero 3, dentro il 22+13. Fuori Gerard Piqué, dentro Eric Abidal e suo cugino, che gli ha salvato la vita donandogli l'organo. Non a caso, al termine della partita, il terzino francese ha mostrato una t-shirt con la scritta “Grazie a mio cugino. Numero 13”. Per una notte, al Camp Nou, sono rimbombate le parole del 'Nano' (il soprannome di Abidal nello spogliatoio blaugrana), subito dopo mutate in un soffice eco: “Il calcio è la mia vita e non potevo ritirarmi senza assaporare di nuovo il campo. Combattere. Mai smettere di combattere, perché c'è sempre una speranza". L’insegnamento di Eric Abidal è racchiuso nel significato di un verbo e di un sostantivo. Luchar y animo.

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